La vita a piedi nudi by Alan Pauls

La vita a piedi nudi by Alan Pauls

autore:Alan Pauls [Pauls, Alan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SUR
pubblicato: 2023-05-16T22:00:00+00:00


Un tale che conosco, devoto come me della spiaggia, a quanto dice, mi racconta che l’estate scorsa, in vacanza in una modesta località della costa uruguayana, stava pranzando da solo in una di quelle baracchette che certi avventurieri del commercio erigono ai primi di dicembre su quattro tremuli pali a pochi metri dal mare, decorano con vecchie ancore rugginose, qualche boa scolorita e un paio di vecchie reti da pesca, rovinano a suon di reggae e bossa nova e compilation di José Padilla, e che la stagione successiva, dopo un’estate in cui sono sempre state affollatissime, già non esistono più o hanno cambiato proprietario (ma non decorazione e musica). Il mio amico stava mangiando – male, come si mangia di solito in tutti i locali effimeri – a un tavolo all’interno, protetto se non altro dalla musica, morbo epidemico che forse per meglio diffondere i suoi effetti letali, simili a quelli che mi provocava, ai miei tempi di fumatore, una sigaretta fumata la mattina presto a digiuno o vedere pornografia appena sveglio, i proprietari di tutti quei locali sulla spiaggia hanno il vizio di mettere a tutto volume all’aperto, quando guardò fuori, nel dehors, dove mezza dozzina di ombrelloni tentavano di proteggere l’ala più radicale dei villeggianti, quella che per nulla al mondo sarebbe stata disposta a sacrificare un minuto d’aria aperta e di sole, tanto meno per una necessità banale come la fame, e gli parve di rimanere ammaliato – questa fu la parola che usò – da una donna che pranzava con un gruppo di amiche. Gli chiesi com’era. Salvo alcuni accenni che non arrivavano a definire dei particolari e dei quali, per di più, non sembrava nemmeno troppo sicuro, non seppe aggiungere molto, cosa che sul momento parve sorprendere più lui che me, visto che nel corso di quel pranzo – uno dei pochi, grazie alla scoperta di quella tavolata di donne, che ricordasse con qualche entusiasmo di un’estate particolarmente povera di stimoli – non le aveva tolto gli occhi di dosso tanto che, gli venne in mente proprio allora, quando nel mezzo del suo pranzo un cameriere, spuntando da quel nulla che per l’assorto è tutto quanto non fa parte di ciò che lo cattura, gli chiese se poteva portargli via l’olio e l’aceto, strappandolo all’incantamento, lui abbassando lo sguardo si rese conto che il suo piatto, oltre che intatto, era ormai irrimediabilmente freddo. Mandò giù qualche boccone, più per vergogna, ormai, che per fame, e quando, dopo averci rinunciato, allontanò il piatto e tornò ad alzare gli occhi capì che era troppo tardi: il tavolo delle donne era vuoto, una coppia di vecchi coniugi sproporzionati – lui molto alto, lei molto grassa, entrambi equipaggiati come per rimanere a vivere un anno intero nel Sahara – scrollava via le briciole dalle sedie per prendere posto. Non rivide più quella donna né le altre del gruppo e le dimenticò, pensando – con l’ingenuità di quando esigiamo da una spiegazione non solo le ragioni ma anche la consolazione



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